A Rastatt nel Baden-Württemberg in Germania nel Palazzo principesco La Favorita sono conservati due preziosi medaglioni ovali raffiguranti la SS. Annunziata e l’Angelo, copia della Vergine e dell’Angelo del nostro Santuario. Sono incastonati in una lastra ottagonale di ardesia, con la tecnica delle pietre dure, tagliate e commesse artisticamente secondo un uso in voga nel periodo barocco quando le botteghe granducali di Firenze ebbero particolare rinomanza per questo tipo di lavorazione.
I medaglioni hanno come autore artista Giovanni Battista Foggini. Le pietre sono ardesia, serpentinite, cristallo di rocca, porfido, alabastro, lapislazzuli, corniola, steatite, giadeite, eliotropio, agata, marmo, bronzo, legno, ferro. Misurano d’altezza: 89 cm (totale), di larghezza: 85 cm (totale), di profondità: 15 cm (totale), e pesano 33 kg (totale) – v. il catalogo online.
I medaglioni furono un dono devozionale del granduca Cosimo III dei Medici (1642-1723), fatto realizzare appositamente, nel 1720, per la margravia Sibilla Augusta di Baden-Baden (1675-1733) che l’anno precedente, di ritorno dal suo viaggio a Roma, aveva visitato la famiglia granducale a Firenze.
Probabilmente anche lo stretto legame familiare ebbe un ruolo nel prezioso dono. La sorella di Sibilla Augusta, Maria Anna Franziska, fu la moglie di Giovanni Gastone, figlio e successore di Cosimo III che donò immagini simili anche a Papa Innocenzo XII e ad altre principesse. Ma l’Annunziata di Sibilla Augusta resta uno degli oggetti più preziosi e apprezzati. Per conservarlo assieme a altre opere la margravia fece edificare nel suo palazzo La Favorita a Rastatt una “Stanza Fiorentina” decorata con pietre dure come anche la chiesa del palazzo. Dopo l’estinzione della linea di Baden-Baden, nel 1775, l’immagine devozionale fu messa all’asta insieme ad altri oggetti a Offenburg. Fu acquistata dall’orafo di Strasburgo Bär e rimase perduta per 200 anni.
Solo nel 1978 il Museo Statale del Baden riuscì ad acquisirla dal mercato d’arte inglese e a valorizzarla nel palazzo che oggi ospita anche il Museo militare della Renania (“Wehrgeschichtliches Museum”), ricco di armi, armature e uniformi d’epoca e il Museo della Libertà con particolare riguardo alla rivolta del Baden del 1848.
Il palazzo La Favorita fu costruito tra il 1710 e il 1730 da Johann Michael Ludwig Rohrer. Sibilla Augusta vi contribuì con molte delle sue idee e in esse ebbe l’opportunità di esporre le sue preziose collezioni, ad esempio nella Galleria degli Specchi.
La Stanza Fiorentina all’interno fu il pezzo forte artistico. È unica in Europa. La sua costruzione richiese quasi dieci anni e fu iniziata già nel 1723. Vi si trovano alle pareti 758 pannelli realizzati con materiali diversi i quali conferiscono al piccolo ambiente un’atmosfera speciale.
Paesaggi costieri, nature morte, fiori, frutta e uccelli – per un totale di 55 pannelli in pietra dura – fanno parte di questa esposizione. Per i restanti pannelli murali sono stati utilizzati altri materiali, come l’ardesia con fiori in madreperla o il legno con lacca.
La Stanza Fiorentina appartenne all’appartamento del principe ereditario Ludwig Georg figlio di Sibilla e servì anche da suo ‘libro di testo’, destinato a coltivare la sua conoscenza e il suo gusto, in particolare attraverso lo studio di grandi artisti e sovrani. Vi sono 165 ritratti, ciascuno di pochi centimetri di dimensione, rilegati in specchi a forma di diamante. Tra questi, i volti di importanti pittori come Albrecht Dürer, Rembrandt e Michelangelo.
Il pavimento della Stanza è finemente lavorato in scagliola. Ornamenti, insetti, uccelli e altri piccoli animali sono visibili nel marmo scintillante dello stucco, così come carte da gioco e una scacchiera con pietre semipreziose intarsiate. Uno sguardo però rivela subito la fragilità del pavimento a causa di secoli di usura. In generale i preziosi arredi richiedono una protezione speciale.
I pannelli in pietra dura non sono presenti solo sulle pareti. Quindici immagini sono incastonate anche nel piano in marmo del grande tavolo. Oltre a tre grandi paesaggi costieri, sono raffigurati ciliegie, prugne e pesche dalla buccia delicata. Sono presenti anche fiori e uccelli colorati: un pettirosso, un cardellino e un pappagallo. I pannelli sono intrecciati con piante in madreperla intarsiata.
Nonostante la corte medicea fosse in declino, le sue manifatture, e in particolare la Galleria dei Lavori, dove venivano creati gli oggetti in pietre dure, conservavano un’aura di eccellenza che continuava a irradiarsi in tutta Europa, animata dal genio di figure come Baccio Cappelli, Antonio Ciolli, Andrea Ghinghi e Giuseppe Antonio Torricelli.
I pannelli attuali sono unici e possono solo essere correlati a un gruppo più ampio di esempi raffiguranti animali risalenti alla metà del XVII secolo, più piccoli e direttamente influenzati dalle incisioni, in particolare da quelle di Antonio Tempesta e dello Stradano.
Il programma decorativo trova chiaramente ispirazione nelle leggende di Orfeo, e una delle scene più famose rappresenta Orfeo che incanta gli animali, collocata spesso in posizione centrale su degli armadi decorati.
Tra i pochi gli esempi che presentano un insieme completo, sono noti quelli su fondo nero del famoso stipo attribuito a Domenico Cucci venduto dalla March Foundation nel 2009 al prezzo di 4.500.000 sterline. Altri si trovano nelle collezioni del Palazzo Hofburg di Vienna e del Detroit Institute of Arts. Su sfondo bianco, di dimensioni ancora più ridotte, altri pannelli hanno posto su un solo mobile ora nelle collezioni della famiglia Sassonia-Coburgo al castello di Callenberg; una serie più piccola di undici pannelli si trova in una raccolta privata e alcuni pannelli della serie sembrano essere stati riciclati in un tavolo nel castello di Versailles e su una cassettiera al Getty Museum.
Le composizioni dei pannelli della Stanza Fiorentina con sfondi in onice, dipinti sul retro per simulare il cielo, sono molto più grandi degli esempi sopra menzionati. Il gusto per elaborati sfondi nuvolosi è evidente anche nella produzione di paesaggi resi in pietre dure all’inizio del XVIII secolo e in particolare nelle opere note di Baccio Cappelli.
Sul retro dei pannelli è stato recentemente scoperto un numero d’inventario, “8475”. Si ritiene che si tratti di un numero d’inventario del ducato di Lorena, probabilmente risalente al periodo della successione alla dinastia dei Medici in Toscana, alla metà del XVIII secolo.
Una seconda rappresentazione della SS. Annunziata si trova nella chiesa del palazzo di Rastatt, che Sibilla Augusta volle “particolarmente bella e per nulla più povera delle stanze del palazzo”. Fungeva da cappella di corte, luogo di pellegrinaggio e luogo di sepoltura.
Michael Ludwig Rohrer, l’architetto reale, ne supervisionò la costruzione tra il 1720 e il 1723. Sibilla Augusta portò con sé ispirazioni artistiche e numerose reliquie da un viaggio a Roma del 1719.
La chiesa ha numerose peculiarità: una nicchia che rappresenta la Tomba di Gesù, colonne di alabastro sull’altare maggiore e tessuti ricamati originali sui pilastri e sugli altari. L’affresco del soffitto raffigura il Ritrovamento della Santa Croce, in cui Sibilla Augusta è raffigurata come l’imperatrice Elena. Nel 1733, la defunta margravia fu sepolta nella chiesa, secondo le sue volontà. “Pregate per la grande peccatrice Augusta”, si legge sull’iscrizione sulla lapide commemorativa.
Tra i luoghi sacri del palazzo, la Scala Santa è una replica della Scala Santa del Laterano a Roma. Reliquie della Passione, circa cento ossa, erano custodite nella vicina Cappella della Passione di Cristo, appese alle pareti o conservate in contenitori d’argento, oro e pietre preziose. I metalli preziosi venivano successivamente fusi e le pietre preziose utilizzate altrove.
L’altare conserva uno speciale paliotto sul quale è raffigurata la SS. Annunziata di Firenze con l’Angelo. È decorato anche con placcature in agata e diaspro e con pannelli in pietra dura preziosa *.
Paola Ircani Menichini, 24 ottobre 2025. Tutti i diritti riservati.
* Le notizie sopra riportate, tradotte e rielaborate, sono state tratte dal sito dedicato al Palazzo Rastatt: leggi qui.
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